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Il grande equivoco delle Palette Pantone

C'è un grande equivoco tra i grafici rispetto alle Palette Pantone® che, il più delle volte, vengono usate in modo improprio e sono fonte di errori subdoli e talora disastrosi in stampa. Soprattutto oggi che non gira più la carta, non si vedono più le cianografiche che riproducono esattamente il contenuto della bitmap che sarà stampata (a parte il colore), ma si fa tutto via Internet: invio dei file, visto si stampi da remoto con file non sempre controllati come si deve.

Lungi da noi affermare che era meglio quando c'erano le ciano! Però quando c'è una innovazione non bisogna prendere il nuovo e comportarsi come col vecchio. Queste nuove potentissime tecnologie richiedono nuove competenze. Non sono tante, ma vanno conosciute.

Per il vero, ciò di cui parliamo oggi, è un problema che si verifica da quando è nato il DeskTop Publishing, ma prima del grande sviluppo della stampa digitale (quando per effetto di un file realizzato con una palette sbagliata sarebbero uscite 7, 8 ... 20 lastre laddove si doveva stampare con 4) il problema veniva visto immediatamente perchè le tasche di qualcuno si sarebbero molto svuotate!

Ora se è vero che in un lavoro da stampare in quadricromia è facile ricondurre anche la più imponente delle Palette® ai 4 colori base, è altrettanto vero che ci sono delle situazioni nelle quali non fila tutto liscio. È il caso, per esempio, di un'immagine scontornata o con un qualche effetto di trasparenza su un fondo Pantone® che può dare origine a qualsiasi risultato. Il più comune è che l'immagine sparisce.
Se questo errore lo fa uno studente di grafica (come nel caso che mostriamo qui sotto), passi: imparerà!
Ma che lo faccia un professionista con esperienza, non va bene.

ImmagineSparita

L'errore è dietro l'angolo se continuiamo a usare i Pantoni® per quello che non sono, vale a dire come una palette facile da usare perché le tonalità sono belle pronte senza doversi sforzare a creare una ricetta colore.
È evidente che questa è una comodissima scorciatoia per fare una gradevole palette colori in poco tempo e sarebbe da stolti non approfittarne, ma nel farlo meglio sfruttare tutti gli accorgimenti perchè ciò avvenga in totale sicurezza e professionalità.

Come usare una Palette Pantone®: caso pratico

La videata cattura la preparazione di una pagina della nostra brochure "Boutique del colore in stampa digitale" dove facciamo vedere la differenza cromatica che esiste in stampa digitale HP Indigo tra una conversione in quadricromia e in esacromia di una serie di colori Pantone®.
Osservate la palette dei colori che abbiamo fatto per ottenere il risultato: quello che si vede è solo una piccola parte perché la nostra Palette contiene 36 colori di cui 18 in CMYK e 18 colori Pantone® effettivi. 

Palette Pantone - Uso Corretto

PaletteIDParticolareVedrete che uno "stesso colore" è ripetuto due volte, una delle quali ha l'aggiunta 4Q nel nome. Nel particolare ingrandito qui a destra vedrete altresì che ci sono due icone differenti che contraddistinguono le due serie.
I colori Pantone® veri hanno un punto unico, gli altri un retino, ma soprattutto i secondi sono contraddistinti da una icona che contiene CMYK, mentre gli altri la raffigurazione dello spettro dei colori che sta ad indicare che nella libreria sono presenti i valori L*a*b*. Se chi legge ha una versione datata della Creative Suite vedrà il pallino nella icona più a sinistra, mentre quelle più a destra non sarà l'icona dello spettro, ma quella del CMYK.

Se guardiamo i due tipi di colori all'interno troveremo questa situazione:

PalettePantoneVSCMYK

Quello di sinistra si chiama quasi come l'altro, ma avremmo potuto chiamarlo viola. Il problema è che in quella palette di colori che possiamo chiamare viola ce ne sono almeno 4. E allora: viola chiaro, viola un po' più chiaro, viola scuro, viola viola. Meglio identificarli col colore Pantone®: é certamente più comodo.

Al di la del nome quando quel colore in modalità CMYK dovrà andare in stampa, la ricetta nel PDF che verrà generato sarà C40, M100, Y15, K0 e sempre sul PDF il colore PANTONE 234 C 4Q non lo troverete, perchè è inutile che ci sia. La zona che avrà colorato sarà definita da quei numeri. Una avvertenza che è necessario avere, non solo per questo motivo, sono le impostazioni Colore del documento in quanto in base a quelle avremo una conversione diversa dei valori CMYK rispetto ai valori L*a*b* memorizzati nella specifica libreria delle tinte piatte.

Completamente diversa è la situazione del colore di destra. Se generate il PDF di una pagina con quel colore fatto in quel modo, nel PDF lo troverete ed è fondamentale perché il RIP quando lo dovrà interpretare si comporterà in conseguenza del device di uscita con modalità che possono essere completamente diverse. Se il device è una macchina offset, mentre nel primo caso i colori si misceleranno all'interno dei 4 colori base CMYK con le percentuali viste, nel secondo produrrà una lastra separata che, in stampa, produrrà quel colore solo perché il macchinista avrà messo nel castello dove c'è quella lastra un inchiostro che ha proprio quella tinta. Se per un motivo qualsiasi si volesse cambiare quel Pantone® con un verde, un rosso, o turchese, o quello che si vuole, basterebbe cambiare l'inchiostro in quel castello. Nulla di tutto questo, evidentemente, per la quadricromia semplicemente perchè quel colore, che abbiamo chiamato PANTONE 234 C 4Q, in effetti, è immerso con i suoi pixel in mezzo a tutti gli altri.

Se, come nel caso in esame, il colore Pantone® deve essere convertito in Esacromia IndiChrome, se il RIP non riesce a collegare quel nome con la Palette interna della sua libreria dei colori Pantone® come fa a riconoscerlo e a mettere le giuste percentuali di inchiostro che, nel caso specifico è C0, M0, Y0, K18, O0, V23?

Cosa fare e cosa no

Con quanto abbiamo visto sopra possiamo immaginare comportamenti virtuosi e comportamenti disastrosi.

Virtuoso sarebbe se avessimo definito 3/4 colori base della nostra Palette, per esempio: turchese, verde acido, blu notte, muschio.
In questo caso la chiamata del Pantone® più vicino alla tinta prevista ci aiuta a definire una separazione in quadricromia. Se poi necessiterà cambiare i valori cromatici, per esempio dopo aver visto una prova colore, basta farlo nella ricetta e tutto il documento risulterà allineato. Se il cambio avviene sul nome Pantone® originale può succedere di tutto.

Così come il macchinista che cambia l'inchiostro nel castello può ottenere un verde con la lastra del rosso, la stessa cosa, purtroppo, potete farla anche voi manipolando malamente la vostra Palette dei colori. L'esempio che ora illustriamo non è un caso ipotetico, ogni operatore di prestampa l'ha visto almeno una volta nella sua vita professionale.

Il caso è quello di un documento nel quale c'era la necessità di disporre del PANTONE Red 032. Finito quel progetto, il nostro creativo ne deve fare uno simile solo che al posto del rosso gli viene richiesto il verde. Ha due possibilità. Entrare nella Palette, chiamare il colore, lasciarlo in Modalità colore PANTONE+Solid coated (a destra nell'immagine vista prima) e digitare nel campo PANTONE Green, o un numero di un Pantone® con la tinta verde. E questo è ciò che si dovrebbe fare. Ma un risultato analogo lo si può ottenere lasciando Tipo colore Tinta piatta ma cambiando la Modalità colore in CMYK e modificare li la ricetta come si può vedere nello screenshot qui sotto.

Pantone032 verde 

Il nostro creativo genererà il PDF e lo manderà al cliente che vedrà il colore verde, così come lo vede Acrobat il quale, per mostrare i colori a monitor, non va a cercare nelle sue librerie a cosa corrisponde il PANTONE Red 032 C, ma si affida alle indicazioni del Valore colore alternativo dove trova C100, M0, Y100, K0: cioè un bel verde bandiera (vedi il riquadro evidenziato dell'immagine qui sotto).

Pantone032 verde 2

Si fanno i vari giri di approvazione e finalmente si va in stampa, ma non con un quinto colore Red 032 alias verde, ma si dovrà trasformare tutto in quadricromia. Secondo voi cosa succederà ora?

Quando quel colore sarà elaborato dal RIP, poiché il PANTONE Red 032 C è presente nella sua libreria, andrà a prendere i valori che ottimizzano quella separazione. Sulle nostre macchine C0, M85, Y74, K0. Cioé? Rosso!

Le joboption, qui, non possono nulla

GestioneInchiostriPDFAbbiamo detto più volte che con le Joboption si possono fare tante cose interessanti, è vero, ma qui non riescono ad operare per una ragione strutturale che vuole che le tinte piatte siano tali, quindi quello che è banale per un'azienda di stampa (disporre di una coda che trasforma tutto in CMYK: RGB, tinte piatte, immagini L*a*b*, Device N, ....) non lo è altrettanto per chi deve generare un PDF (volendo potrà farlo in Acrobat Pro ma è non senso complicarsi così la vita).

L'unico modo per realizzare la conversione in fase di generazione del PDF è entrare nella Gestione inchiostri della linguetta Output e qui spuntare la casella "Tutte le tinte piatte in quadricromia" (cerchiata nello screenshot). Il Pdf che si genererà non avrà più la tinta piatta e quindi non potrà succedere nulla di diverso dall'atteso.

La morale

Se era prassi anche per noi non preoccuparsi delle tinte piatte in prestampa in quanto sistemava tutto la coda CMYK, da un po' di tempo abbiamo deciso di avvertire e formare i nostri interlocutori sul corretto uso delle tinte piatte. E ciò tanto più quanto più complessi sono i lavori che ci vengono richiesti e questo per una semplicissima ragione di prudenza.

Lavori complessi sono, in genere, lavori sui quali c'è un nostro intervento sui file che poi mandiamo con Review ai nostri interlocutori. Poniamo che dal Review il nostro interlocutore trovi un refuso e che lo corregga, come è giusto che sia. Poniamo altresì che si tratti di un lavoro molto urgente e che la correzione sia fatta a cavallo di un cambio turno e prosegua il lavoro chi non ha seguito la fase iniziale di aggiuatamento del file. Non tutte le correzioni si possono/riescono a tracciare e quindi è molto probabile che alcuni miglioramenti fatti nel file vadano persi. Perché tarparsi le ali dove non è necessario. Un PDF che contiene tutto e solo ciò che deve è un file che di per se vale molto di più rispetto a uno fatto con la prima Joboption che capita.

La morale, quindi, è una sola: i colori Pantone® non sono nati per creare una palette per un lavoro in quanto non è quello lo scopo del loro uso nelle arti grafiche. È una grande comodità usarli in quel modo e quindi perché mai non farlo. Ma se non si vogliono avere problemi debbono essere convertiti in quadricromia anche perché al bisogno possono ritornare tinte piatte e poi ancora CMYK e poi ancora tinte piatte, all'infinito e ogni volta con aggiustamenti che possono consentire incredibili risparmi di tempo. Rileggete il tutto in questa ottica e immaginate cosa è possibile fare in creatività lavorando con la dovuta consapevolezza tecnica.